Warrior – Recensione finale della stagione 1

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Siamo giunti alla fine di questa prima stagione di Warrior, una serie che conferma anche alla fine, tutte le buone sensazioni avute nei primi episodi.

Fermi tutti! Questa è una recensione con possibili Spoiler.

L’intreccio si è fatto interessante.

Una delle cose migliori di Warrior, è sicuramente la cura con cui è stato creato l’intreccio narrativo. Nulla di particolarmente eclatante, ma seguire le vicende delle Tong, miste alla situazione politica della città e alla lotta con la potente fazione dei lavoratori Irlandesi, è stato qualcosa di davvero appassionante.

Appare subito chiaro che l’intento di mettere in scena un mondo, quello della San Francisco di fine 800, per far emergere le enormi contraddizioni di una società multirazziale, sia perfettamente riuscito anche attraverso l’utilizzo delle storie dei singoli che diventano, grazie a un saggio lavoro di scrittura, la famosa farfalla che sbatte le ali…

Warrior
Lotte interne fra Tong decise con lotte all’ultimo sangue.

Sotto questa luce, il protagonista Ah Sahm, vive il tipico ciclo vitale a cui poi si arriva ad una sorta di rinascita che sarà la chiave di lettura del finale di stagione. Da ragazzo spavaldo e un po’ irrequieto, con la missione di trovare la sorella, il nostro Warrior, si adegua alla nuova vita, subendone le conseguenze e a volte facendosi trasportare dagli eventi, ma trovando alla fine il suo percorso.

Chao, il tuttofare di Chinatown gli dice una cosa che risveglia in lui l’animo del guerriero, dopo giorni passati a spalare sassi con turni massacranti e paga da fame: “Mi hanno fatto schiavo a Cuba, ma io non sono nato per essere un f***uto schiavo”. Ah Sahm capisce che lui è qualcosa di più di un operaio sottopagato.

Warrior
La politica è più lurida del fango di Chinatown.

Un opportuno flashback ci mostra un giovanissimo Ah Sahm indisciplinato che attacca briga con tutti, ma trova la sua via seguendo il classico maestro che incanala tutta quella energia all’interno delle arti marziali. Un richiamo forse al vecchio Kung Fu con Carradine, che faceva molto spesso uso di flash back.

Una questione politica.

Così il debito non riscosso dal sergente O’Hara, una questione di piccolo conto, diventa il battito d’ali da cui si innesca un pesante attacco della polizia, al traffico d’oppio, che mette in crisi l’alleanza fra la Tong di origine mongola e la Tong capeggiata da Mai Ling, sorella si Ah Sahm.

Ho citato questo come esempio di come la storia sia stata in qualche modo organizzata per far risaltare i singoli protagonisti immersi in una realtà che a volte crea conseguenze inaspettate, più grandi di quanto essi stessi siano in grado di controllare.

La comunità Irlandese sarà al centro della stagione 2?

O’Hara il sergente pieno di debiti, che vede il proprio collega massacrato di botte per una sua mancanza è come un coccodrillo che piange dopo aver mangiato. La sua voracità si chiama vizio del gioco e ne è talmente schiavo da mettersi nei guai ed essere costretto a volte a compromessi indecorosi.

In tutto ciò la politica gestita più da Buckley che dal sindaco Blake, intreccia abilmente la sua corda intorno a quasi tutti i personaggi principali , che in un modo o nell’altro devono prendere decisioni che alla fine della stagione 1, diventano inevitabili.

Le donne forti di Warrior.

Uno degli aspetti più positivi di questa serie sono le figure femminili. Dalla moglie del sergente O’Hara a Penelope Blake, moglie del sindaco e amante di Ah Sahm, risaltano nella storia, come figure forti, tenaci alla ricerca di una loro identità in una società prettamente maschilista.

Penelope Blake è sicuramente una donna bellissima, costretta dai traffici paterni a sposare l’inetto sindaco Blake, un uomo che preferisce pratiche sessuali discutibili nei bordelli cinesi alla compagnia della donna. Lei è abbastanza forte da lottare fin dove è possibile contro le convenzioni e i pregiudizi, andando ad innamorarsi di Ah Sahm, forse il primo vero uomo che la vita gli mette davanti.

Penelope Blake, donna forte e indipendente.

Mai Ling è un’altra figura potente e femminile al tempo stesso. Fa sicuramente scelte discutibili sul piano morale e non esita a uccidere o far uccidere che si frappone fra lei e il suo obiettivo, fosse pure il fratello, ma tolta la dubbia moralità che la contorna, resta una donna che ha fatto della sua sofferenza un motivo di riscatto sociale che l’ha portata in vetta e che adesso sarà duro scalzare.

Altra figura femminile di grande rilievo è la tenutaria del bordello Ah Toy. Forse fra le donne protagoniste di Warrior, è quella che mi ha affascinato di più. Svolge un mestiere particolare che la pone sempre al centro dei diversi drammi che attraversano Chinatown. Scaltra, intelligente, disinibita conosce le donne ma soprattutto conosce gli uomini, sa le loro debolezze, i loro limiti, le loro perversioni.

Ah Toy si fida di pochi uomini e ama le donne, un mix che la rende un personaggio che potrebbe avere uno sviluppo interessante nella seconda stagione già confermata.

L’analisi finale di Warrior.

Warrior è stata una serie per certi versi sorprendente. Personalmente credevo di trovarmi di fronte al solito prodotto stile action con poca profondità e con una storia che fosse da pretesto per scazzottamenti no sense.

Andrew Koji ha cercato di omaggiare Bruce Lee. Secondo voi con quali risultati?

Al contrario, la stagione di Warrior ha messo in evidenza come si possa produrre una serie spettacolare, dando in ogni caso grande rilievo e accuratezza alle vicende dei singoli, con personaggi che possiamo già definire iconici.

La trama tessuta dagli showrunner è di quelle capaci di tenere lo spettatore nell’incertezza più totale. Non c’è una vera morale in Warrior, ma solo la ricostruzione, molto fedele a livello storico, di una realtà complessa e difficile nella quale gli equilibri si conquistavano con il sangue e nella quale le decisioni politiche acuivano le diversità.

Fra gli attori, oltre a Andrew Koji nel ruolo di Ah Sahm, vorrei citare Kieran Bew nel complicato ruolo del sergente Bill O’Hara e Joanna Wanderham che interpreta la coraggiosa e ribelle moglie del sindaco, Penelope Blake.

Urliamolo forte: Ci vedremo nella stagione 2!!!

La stagione 2 promette di continuare sulla linea della stagione 1, portandoci dentro il cuore di Chinatown, vivendo i contrasti razziali dell’epoca, la lotta intestina fra le Tong e le storture dei politicanti ottusi e arrivisti…ma come sappiamo la storia non insegna nulla da questo punto di vista.

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Passo e chiudo.

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